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Lo spazio potenziale

Lo spazio potenziale.

Riflessioni di creatività a cura di Chiara Caiello

Ciascuno di noi in molte situazioni della vita e in particolare durante questo periodo storico si può trovare a sperimentare momenti insoliti, nuovi, inesplorati.

Attualmente ciò che accomuna molte persone è il vivere situazioni in cui capita di doversi fermare forzatamente, di modificare le proprie abitudini, di restare in attesa di un esito, di una notizia, in una strana sospensione, di dover rinunciare a qualcosa, di avere un tempo e uno spazio di movimento diversi, spesso delimitati, decisi da altri che non sempre si riesce a gestire e che possono provocare malesseri, pensieri che si accumulano, energie basse, blocchi. Questo modo di reagire rischia di prendere e occupare tutto il tempo e lo spazio a disposizione, rinunciando a quello che potrebbe invece diventare un fertile “spazio potenziale” in cui esplorare parti di noi e scoprire infinite possibilità.

Attingendo al linguaggio dell’arte e dell’approccio immaginale mi viene da utilizzare la metafora dello spazio bianco, del foglio vuoto per indicare il parallelismo con il proprio spazio interiore a volte inascoltato, dove pieno e vuoto diventano due aspetti della stessa realtà.

“Questo pezzo di carta è tutto il tuo mondo in questo momento. La tua connessione è solo con questo singolo foglio. Sentila. Quando nella tua vita esiste solo un foglio di carta, come ti metterai in relazione con esso? Cosa farai? Qual è la sensazione dentro di te?”(M. Hashimoto)

Non tutti i problemi si possono risolvere con un foglio di carta, ma forse si trascura il potenziale che può avere nel creare un collegamento con il proprio mondo interno, dove tante emozioni, immagini, energie si muovono e spesso sono inascoltate, inespresse.

Se ci si pone in relazione con questo spazio, rappresentato dal foglio esterno con i suoi confini e caratteristiche, in un’ottica di ascolto, contemplazione, si può dare inizio ad un piccolo grande viaggio (provare per credere): spesso si è colti dal pensiero di cosa rappresentare, mentre invece è bene respirare e passare la regia alle mani con le loro antenne sensoriali, magari ad occhi chiusi andando a toccare i bordi del foglio, al sentirne i confini riconducendoli a quelli che possono essere i confini del proprio spazio interno. Ecco che ora il foglio vuoto non è più vuoto, inizia ad acquisire un valore; se si prosegue con l’esplorazione si può decidere di cambiargli forma, ridurlo, renderlo irregolare, tagliare, strappare, accartocciare … e l’esplorazione continua.

Può essere che ci si senta già trasformati così, ascoltando le sensazioni che arrivano e magari delle immagini. Può essere che non si abbia desiderio o coraggio di interagire ulteriormente con quella creazione, magari è arrivato un fastidio da onorare, si può sospendere, contemplare, riprendere in seguito nel rispetto dei propri tempi: nulla è giusto, nulla è sbagliato.

Può anche succedere che venga spontaneo decidere di utilizzare un medium, una matita, un colore, un inchiostro per lasciare una traccia, per iniziare un ulteriore dialogo, così che quell’interno inizi a manifestarsi non solo come sensazioni, ma anche come forme, movimenti, intenzioni, immagini. Senza fretta, senza giudizi.

Auguro a tutti di potersi esplorare a partire dalla semplicità di un piccolo gesto, il più importante.

“Il primo passo non ti porta dove vuoi, ti toglie da dove sei.”

A Jodorowski

Chiara Caiello